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Grazie malessere!

Immagine del redattore: Goffredo BordeseGoffredo Bordese


Facciamo finta tu che sia costretto ad indossare un paio di scarpe 4 numeri più piccole perché non puoi fare altro, perché non sai che esistono altre scarpe al mondo, perché chi te le ha date ti ama da impazzire e togliertele ti fa sentire in colpa. I tuoi piedi si faranno piccoli e le dita si incastreranno in qualche modo per adattarsi. Lentamente il dolore diventerà sempre maggiore. Lo strofinio dei piedi creerà vesciche, le dita e i talloni sanguineranno...e tu inizierai finalmente a lamentarti, a sentire la NECESSITA' e non solo il desiderio di togliertele.

Lo so, dovrai tollerare il senso di colpa verso la Nike, per tua mamma che te le ha comprate con tanti sacrifici e un po' per le scarpe stesse che si sentiranno giudicate e scartate a discapito di un paio di ciabatte tanto comode, o forse persino per la scelta sconsiderata di restare a piedi nudi.

Bene, il malessere per noi ha la stessa funzione. Immagina di non poterti togliere mai quelle scarpe, di avere un vincolo emotivo così grande che esclude il pensiero stesso di poterle togliere e magari buttarle via.

Il dolore per noi è un nemico, un avversario da negare ed evitare ad ogni costo.

In fin dei conti cosa ne sarebbe del mondo degli ansiolitici e antidolorifici se noi imparassimo a gestire l'angoscia, il dolore e dessimo il tempo al corpo di fare ciò che è giusto per lui?

Per quanto possa sembrare provocatoria questa frase, il dolore, l'ansia, il malessere, la rabbia, la tristezza, l'apatia, sono le uniche emozioni necessarie affinché noi possiamo prima vedere, e poi accettare, che qualcosa in noi non va, che qualcosa nella nostra storia, nelle nostre scelte affettive, nel nostro modo di ricevere, cercare e dare amore, non vada bene e che sia NECESSARIO FARE qualcosa.

Pensare a ciò che non va non è sufficiente a cambiarlo, e noi esseri umani siamo molto "stupidi"; manteniamo un inferno che conosciamo bene per evitare un paradiso che non conosciamo. Siamo inconsciamente innamorati del nostro malessere, perché spesso è l'unica condizione che conosciamo e che abbiamo sperimentato.

E' colpa del nostro spirito di sopravvivenza, questa capacità di adattarci ad ogni cosa. Vale per l'essere capaci di sopravvivere nel deserto o sui ghiacci, così come restare con un partner che detestiamo e sentiamo tossico per la nostra esistenza, ma col quale conviviamo mettendo la testa sotto la sabbia, scordandoci che resta fuori una parte ben più vulnerabile e scura di noi...

E' forse, per noi innamorati del pensiero, della parola, delle emozioni, dell'immateriale, di tutto ciò che ci consola mettendoci il miele sulle ferite, è utile ricordare il dialogo tra Igor (Aigor) e il dott. Frankenstein: "QUANDO LA SORTE T' E' CONTRARIA, ED E' MANCATO A TE IL SUCCESSO, SMETTILA DI FAR CASTELLI IN ARIA, E VAI A PIANGERE SUL CESSO!" (link)

Del resto...lamentarsi è il modo migliore per illudersi di fare qualcosa.

Togliamoci le scarpe, impariamo a stare a piedi nudi, camminiamo sui prati, molliamo il controllo, restando aperti alla magia di poter un giorno trovare scarpe perfette per noi, ricordandoci che purtroppo anche loro potranno rompersi o magari semplicemente non ci piaceranno più e potremo sempre tornare a camminare a piedi nudi


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